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La forma del cranio nel neonato e approccio osteopatico

M. Censi, I. Kejklickova, A. Eliasova, S. Losurdo, G. Renzi
Durante il parto il neonato può esser posto al rischio di alcuni disturbi somatici a causa di particolari situazioni: presentazione podalica - primo parto - travaglio lungo e difficile - parto gemellare - uso di anestesia epidurale - anomalie uterine, etc. Tutte queste situazioni possono alterare la struttura cranica del bambino con effetti a breve e lungo termine, che si potrebbero manifestare anche con rigurgiti, difficoltà di suzione, otiti ricorrenti, fino ad arrivare a problematiche posturali anche importanti visibili solo dopo qualche anno. Da qui l’importanza di un primo controllo anche subito dopo la nascita. Quando dei traumi avvengono nell’infanzia, scompensano l’integrità strutturale dei bambini, predisponendoli ad una moltitudine di problemi negli anni venturi. Già la stessa nascita esercita enormi pressioni sull’infante, e specialmente sul loro piccolo cranio.

Viola Frymann, osteopata, scrisse nel 1966 un articolo, che dimostrò la grande importanza dell’osteopatia alla nascita. Ella fece uno studio su 1250 neonati. Il 60% di questi erano asintomatici. I bambini furono divisi in sintomatici, atteggiamento mongoloide, con problemi respiratori e/o circolatori, con problemi del sistema nervoso centrale (pianto frequente, difficoltà all’alimentazione secondo un criterio osteopatico). Divise il parto in lungo (più di dodici ore), breve (inferiore alle tre ore), normale ( fra le sei e le dodici ore). A ciò aggiunse come avvenne il parto. Gli asintomatici presentarono nel 60% dei casi una compressione condilare. Non si può non notare che dal condilo occipitale escano il 12° paio di nervi cranici, che innervano la lingua, che ha una funzione sia deglutitoria che di suzione. Da qui si evinse che uno degli atti fondamentali come la deglutizione alla nascita poteva essere compromesso e richiedere immediatamente una sorta di compenso a causa di una compressione nervosa condilare che non permetteva un’afferenza corretta dai nuclei centrali del tronco dell’encefalo verso agli organi motori. In definitiva, quindi, il 60% dei neonati, secondo questo studio, avrebbero un’alterazione della sfera della suzione/deglutizione. Questi disturbi possono portare alla necessità di estrarre il latte materno. Il procedimento a lungo termine può essere faticoso per le neomamme, portandole a rinunciare all’allattamento materno a favore di quello artificiale con latte di formula.
Questo sarebbe un vero peccato, poiché il latte materno rappresenta l’alimento più idoneo e raccomandabile per il neonato ( per diversi milioni di anni, l’unico latte consumato dagli antenati dell’uomo moderno e dall’Homo Sapiens).
Inoltre, con il latte materno, disturbi come coliche, diarrea e/o stipsi potrebbero essere maggiormente controllati. Nello specifico la deformità che si presenta più frequentemente nello studio dell’osteopata, è la plagiocefalia posteriore. È possibile valutarla tramite capacità manuali, acquisite tramite anni di formazione e di allenamento alla comprensione delle varie disfunzioni, che possono alterare i rapporti suturali del cranio del neonato. Dopo una prima valutazione, l’osteopata può trattare, tramite tecniche molto dolci, la testa del bambino ottenendo, spesso, un rimodellamento soddisfacente della struttura. Secondo alcuni autori questo trattamento potrebbe avere anche uno scopo preventivo per la possibile insorgenza futura della scoliosi e di alterazioni dell’armonia cranio-facciale con conseguenze sul sistema stomatognatico e visivo.

Plagiocefalia e approccio osteopatico

Si definisce plagiocefalia una forma anomala del cranio. La craniosinostosi colpisce 3-5 neonati su 10.000 ( Kimonis et al.2007). Essa può essere sindromica o non sindromica, dove la prima è un difetto di origine genetica, mentre la seconda sembra comparire in risposta a forze meccaniche. Da anni gli osteopati hanno osservato la possibile esistenza di una relazione tra dismorfismi cranici e le anomalie dei modelli di mobilità della base cranica. Molto spesso si ha la tendenza a pensare che tale problema sia dovuto a forze anomale di compressione che agiscono attraverso l’area delle suture. Tuttavia se ci si sofferma a esaminare la fisiologia di sviluppo cranica, si può notare che la volta inizia ad ossificare rispondendo alle forze di stiramento e non di compressione. Di conseguenza, quando si visitano bambini affetti da una “deformità” cranica, bisognerà tener conto dell’eventualità, che possano essere presenti forze anomale di stiramento, che abbiano contribuito all’ossificazione prematura e che la compressione della base del cranio tenda a creare, secondo il concetto osteopatico craniosacrale, stiramenti anomali sui tessuti durali della volta.
Secondo alcuni neurochirurghi di fama internazionale, la diagnosi di craniostenosi è oggi assolutamente clinica e si esegue tramite la misurazione e l’osservazione ma non c’è uniformità di parere in questo senso. È evidente, poi, che in caso di craniostenosi vera l’osteopatia non può essere efficace, ma è considerata fondamentale da alcuni specialisti nel postchirurgico e per la cura delle deformità posturali. Negli ultimi trentacinque anni molto è cambiato nel trattamento delle craniostenosi passando dalla trasposizione di lembi alla chirurgia mini-invasiva.
M. Censi, I. Kejklickova, A. Eliasova, S. Losurdo, G. Renzi
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