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L’importanza dei 280 dei primi 1000 giorni nella vita dell’essere umano
Uno studio condotto al Policlinico di Abano Terme da Federica Tedde e Vincenzo Zanardo (2022) sugli eventi percepiti dalle donne durante la gestazione come negativi e stressanti, si è osservato che questi erano associati ad un bonding alterato, al rischio di sviluppare una risposta affettiva poco adeguata verso il neonato e a una maggiore facilità ad incorrere in una sintomatologia depressiva nel postpartum.

EFFETTI DEI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE PRENATALE

Sempre sull’influenza dell’ambiente e della relazione nel nascituro durante i 280 giorni, accanto agli studi e alle ricerche di segno negativo, ne esistono altri di segno positivo, i quali mettono in luce come una sana relazione e una adeguata stimolazione prenatale, vissute in un ambiente armonioso, possa portare grandi vantaggi al bambino e ai suoi genitori. A partire dagli anni ‘80 hanno preso avvio differenti programmi di arricchimento e di educazione prenatale in diverse parti del mondo, ((Van De Carr, 1996; Manrique, 1993; Lafuente, 1997; Panthuraamphorn, 1993). Le indicazioni, rivolte alla madre, alla cop pia dei genitori e, talvolta, alla famiglia allargata, riguardavano la necessità di:
- vivere in un ambiente di vita sano e sereno;
- avere uno stile di vita consapevole e rispettoso dei bisogni del bambino;
- creare un profondo ed equilibrato lega- me dei genitori con il figlio (bonding);
- incentivare momenti di scambio e comunicazione tattile, verbale e sonora con il nascituro, come quelle suggerite dall’aptonomia, e dalla psicofonia;
- favorire un’adeguata e sana alimentazione;
- incoraggiare un’appropriata stimolazione prenatale attraverso strategie e attività espressive di natura artistica, quali il massaggio, il canto, la musica, la pittura, la scultura, la letteratura, la poesia, volte ad esaltare il valore della bellezza, dell’armonia, della conoscenza, ecc.
Tutti questi programmi hanno permesso di conseguire risultati sorprendenti, in quanto alla nascita si è rilevato un miglioramento complessivo dell’intesa genitori-figlio; un legame più forte genitori-figli; uno sviluppo del linguaggio e motori precoce; una maggiore disponibilità alla socializzazione; alcuni parametri dello sviluppo corporeo più favorevoli.
Inoltre, il parto e l’allattamento ne risultano facilitati; da parte del bambino viene attutito più facilmente il passaggio tra il prima e il dopo la nascita e risulta ridotta la possibilità di sviluppare una depressione postpartum;
il figlio viene sostenuto più agevolmente nel suo sviluppo, nell’acquisizione delle competenze e della consapevolezza personale; il bambino si mostra più tranquillo e sicuro e questo lo aiuta nell’esperienza dell’attaccamento al seno e, più in generale, nel rapporto con i familiari e l’ambiente.

Uno studio recente (Sansone et al., 2023) eseguito in Australia, con l’applicazione del programma Prenatal Mindfulness-Relationship-Based (PMRB), incentrato sulle interazioni sensomotorie madre-bambino, ha dimostrato la sua utilità nel favorire la relazione madre-bambino durante la gravidanza e nel postpartum, a vantaggio del benessere materno, della transizione alla genitorialità e dello sviluppo della salute del bambino.
Questa ricerca ha confermato, se ce n’era ancora la necessità, di come l’educazione prenatale sia una pratica di facile accesso che consente di migliorare il benessere della madre e di rendere più naturale ed efficace, in un periodo particolarmente delicato come quello dei primi 280 giorni, la relazione madre/figlio e l’armonia dei rapporti all’interno della famiglia. Per giunta l’uso dei Programmi Educativi Prenatali (PEP), basati sul sostegno psicologico ed educativo hanno dimostrato come essi siano capaci di aiutare i genitori ed in particolare i bambini e in grado di annullare gli effetti negativi delle situazioni stressanti da loro vissute durante questo periodo. Tanto da suggerire l’ipotesi che il PEP possa rappresentare un vero e proprio intervento preventivo e terapeutico contro le conseguenze dello stress materno fetale nel terzo trimestre di vita prenatale.

Dati che sono stati confermati da una recente ricerca (Bovo, 2020) con gestanti che hanno partecipato al Gruppo Benessere Funzionale, con lo scopo di rendere po sitivo il rapporto tra madre e bambino agendo sui canali psico-corporei. Si sono rilevati cambiamenti e modificazioni molto positive sulla madre, mentre nei bambini una volta nati non sono stati riscontrati segni di disagio, ma un generale benessere psicofisico.
A fronte di questi dati, universalmente conosciuti, viene spontaneo chiederci: come mai il periodo della vita prenatale non sia messo al primo posto nell’agenda delle istituzioni sociali e sanitarie? Quando da tempo sappiamo, come confermato dal premio Nobel per l’economia James Heckman (1978) che più è anticipata l’attenzione e l’investimento nell’infanzia, maggiore è il risultato che se ne ottiene, in particolare se questo avviene nel periodo prenatale.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 30, Numero 1, anno 2025
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